Paracelso: filosofo e maestro

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Teofrasto Paracelso è stato uno dei più grandi studiosi di alchimia della storia: fu ad un tempo filosofo e maestro.

Questo grande studioso nacque in Svizzera, ma nella sua vita viaggiò molto per l’Europa. Grazie a questi numerosi spostamenti acquisì conoscenze molto ampie in ambiti molto diversi tra loro.

A differenza dell’alchimia tradizionale che concentrava la propria attenzione soprattutto sullo studio dei metalli, Paracelso approfondì, con molta dedizione, le proprietà delle piante officinali. 

Paracelso si interessò molto allo studio della medicina. Dal suo punto di vista, la concepiva in modo molto simile a quella degli uomini primitivi e degli egiziani.

Il corpo umano, secondo Paracelso, andava curato seguendo il principio del “simillimum”. Secondo questo principio “il simile cura il simile”, idea che sta anche alla base della più moderna omeopatia. 

In altri termini, per Paracelso, il corpo umano poteva guarire in modo naturale, introducendo sostanze che non contrastavano la malattia, ma che lo aiutavano a rafforzarsi e a utilizzare la propria energia interiore.

Secondo Paracelso, la malattia non derivava solo da una condizione di debolezza fisica, ma dalla mancanza di armonia spirituale.

Compito del medico, infatti, era cercare di ricreare l’unità tra le varie sostanze (sale, mercurio e zolfo) del corpo umano. La condizione di malattia si poneva invece in contrapposizione all’unità e tendeva, invece, a separare queste sostanze.

Il fatto che Paracelso fosse noto soprattutto per la sua conoscenza medica, è confermato anche dal suo nome che in realtà è un soprannome.

Paracelso, infatti, ricorda Celso, un medico romano del I secolo dell’era volgare, a cui Teofrasto veniva associato; “Para” significa, invece, simile.

Teofrasto Paracelso: il filosofo e il maestro

Coerentemente con l’idea che la vera cura di se stessi fosse spirituale prima ancora che corporea, Paracelso si è occupato accuratamente anche della crescita personale.

“Non è l’inizio che dà il filosofo, ma è la fine che dà il maestro.” 

La citazione, estratta dagli antichi scritti di Teofrasto Paracelso, distingue il filosofo dal maestro, colui che insegna attraverso le parole da colui che insegna attraverso l’esempio.

Il filosofo è colui che cerca una spiegazione dell’origine della realtà che lo circonda. 

Fin dalla sua nascita, nella Grecia classica, la filosofia si è interrogata sull’archè (ἀρχή), cioè sul principio da cui ha inizio tutto l’Universo. 

Quindi anche nell’indagare l’origine dell’uomo, la filosofia va alla ricerca delle “essenze”, ovvero di quei principi immutabili che devono essere compresi per capire la sua origine.

Il maestro, invece è colui che si concentra sulla fine.

Non tanto sulla fine dell’Universo, ma sulla propria fine, ovvero sul momento in cui dovrà lasciare il corpo. 

Il maestro, invece che concentrarsi sull’essenza, si concentra sull’esistenza e vive la propria indagine interiore come una ricerca di preparazione al momento del passaggio finale.

Paracelso: l’esempio del maestro

Teofrasto attraverso queste parole ci dice che chi si ferma all’indagine dell’origine, attraverso un approccio conoscitivo mentale, rischia di aver poco a che fare con la sua vita e con la sua esistenza.

L’approccio del maestro, invece, è un approccio totalmente coinvolto.

Il maestro nel cercare di comprendere la fine, ci mette tutto se stesso, perché la fine lo riguarderà in prima persona. 

Ecco quindi che, mentre il filosofo può essere distaccato rispetto a ciò che studia e spiegare ciò che ha appreso solo attraverso le parole, il maestro lo può fare solo attraverso l’esempio.

Il maestro incarna in sé gli insegnamenti che ha ricevuto.

Essendo l’insegnamento del maestro frutto delle esperienze vissute sulla propria pelle, non può mai sostituirsi completamente al percorso fatto dall’allievo.

Il maestro può essere da stimolo e d’esempio, ma non potrà mai sostituirsi al percorso di elevazione spirituale che l’allievo dovrà compiere da solo. 

D’altronde il momento in cui si lascia il corpo è un momento personale, un momento che si dovrà sperimentare da soli.

Il vero maestro quindi non ci educa attraverso le parole, ma ci aiuta ad affrontare il nostro percorso di vita mostrandoci il suo percorso come stimolo di ricerca interiore. 

Il nostro percorso non sarà mai uguale al suo, ma potrà essere solo guidato dal suo esempio. 

Il maestro vivendo in prima persona il proprio percorso può testimoniare solo ciò che ha appreso fino a quel momento, consapevole che il suo sapere è ancora in cammino. 

Chi invece, come il filosofo di cui parla Paracelso, si concentra sull’inizio, avrà la tendenza a esprimere concetti ritenuti definitivi e incrollabili, facendo fatica a mettersi in discussione in prima persona. 

Essere maestro, significa affiancare con dedizione e leggerezza il cammino di chi sta percorrendo il proprio percorso di crescita personale.

Filosofo e maestro: figure vicine e complementari

In realtà filosofo e maestro, pur nella loro diversità, sono poli che presentano tra loro punti di contatto e che si completano.

Nella mia esperienza personale è sempre stato determinante cercare di avvicinare quanto più possibile queste polarità apparentemente distanti.

In qualsiasi percorso di ricerca, infatti, interrogarsi su quale sia la fine che attende l’uomo significa anche chiedersi quale sia la sua origine.

L’attenzione che il maestro rivolge al momento in cui la nostra Anima lascerà il corpo non può fare a meno della domanda su quale sia la provenienza dell’Anima stessa.

Inoltre anche il maestro, come il filosofo, per trasmettere i propri insegnamenti dovrà utilizzare la parola.

Quando questa viene pronunciata di fronte a un pubblico di allievi è uno strumento potentissimo di condivisione e trasmissione della propria esperienza. 

La figura di filosofo che Paracelso sembra voler superare è quella che tradizionalmente è prevalsa, ma che non è del tutto veritiera.

Filosofo e maestro: una vita semplice e tranquilla

Per poter capire questo cambio di prospettiva facciamo riferimento a una citazione di Blaise Pascal. 

Il filosofo del Seicento, a me molto caro, tra i frammenti che compongono i suoi ‘Pensieri’, parla di due pilastri della filosofia.

“Non si riesce a immaginare Platone e Aristotele se non con gran vesti di pedanti. 

Erano invece delle persone comuni e ridevano, come gli altri, con i loro amici; e quando si sono divertiti a scrivere le Leggi e la Politica l’hanno fatto per divertirsi; questa era la parte meno filosofica e meno seria della loro vita, mentre la più filosofica era di vivere semplicemente e tranquillamente.”

Questa citazione ci dimostra come, a differenza della visione tradizionale, anche i filosofi non cercarono di insegnare dall’alto della loro sapienza. 

Anch’essi diedero prima di tutto importanza alla vita in comune con gli allievi.

A ben guardare anche nell’antica Grecia, dove nacque la filosofia, coloro che insegnavano lo facevano attraverso il loro esempio e attraverso una profonda connessione con sé e con gli altri.

Paracelso: filosofo in Occidente, maestro in Oriente

Se consideriamo la figura del maestro come immagine del saggio orientale e quella del filosofo come immagine del sapiente occidentale capiamo come Oriente e Occidente nella citazione di Paracelso siano tra loro molto vicini.

Se il filosofo occidentale guarda con maggiore attenzione all’inizio e il maestro orientale alla fine dato la complementarietà tra inizio e fine anche Occidente e Oriente risultano strettamente legati.

In altri termini Paracelso evoca la complementarietà tra Occidente e Oriente, tra ricerca dell’essenza e comprensione dell’esistenza.

È dall’unione di queste due vie di ricerca che emerge la figura del “vero maestro”.

Conclusione

Leandro, come mentore spirituale moderno, incarna nei propri insegnamenti la figura che Teofrasto Paracelso definisce essere il “vero maestro”.

Da più di vent’anni accompagna con maestria e leggerezza i propri allievi con l’esempio e nel rispetto dei tempi evolutivi di ciascuno, insegnando loro a vivere liberamente le proprie esperienze, privi dal giudizio dell’errore e del fallimento.

Negli insegnamenti di Leandro viene lasciata totale libertà d’azione, nella consapevolezza che ciascuno è protagonista del proprio cammino evolutivo personale e spirituale.

Poter contare sul sostegno di una figura carismatica e affidabile costituisce il primo passo per trovare la tua strada nel percorso che porta all’esperienza dell’Amore.

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