Nella vita di ogni giorno sembra che il movimento in noi e fuori di noi sia incessante. Fin dall’antichità questa sensazione è stata espressa affermando che tutto scorre.
Ad Eraclito, un filosofo greco, vissuto tra il sesto e il quinto secolo prima di Cristo, è attribuita l’espressione “panta rei” (Πάντα ῥεῖ).
Questa celebre formula, che significa, appunto, “tutto fluisce”, non fu mai pronunciata direttamente dal filosofo in questione. Sicuramente però esprime molto bene uno dei nuclei fondanti del suo pensiero.
Tutto scorre: l’immagine del fiume
Eraclito per esempio afferma: “Noi stessi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo.”
Analizzando il significato di questo frammento la spiegazione segue due linee distinte.
Puoi entrare in un medesimo fiume se ogni giorno ti rechi a fare il bagno sempre nel medesimo luogo.
Allo stesso tempo, però, l’acqua che scorre nel fiume è in continuo movimento e quindi istante dopo istante non è mai la stessa.
Ciò significa che se entri oggi in un fiume e domani torni a bagnarti nello stesso fiume l’acqua non sarà mai la stessa e quindi nemmeno il fiume, formato dall’acqua.
In altri termini il fiume sarà uguale a se stesso nella sua totalità ma non nelle singole parti.
Analogamente ragioniamo riferendoci a chi entra nel fiume. Se ripeti una stessa azione, oggi e domani sarai sempre tu a compierla.
D’altro canto chi sei, come sei oggi, sarà diverso rispetto a come sarai domani per le emozioni che provi, per le condizioni fisiche e il tuo stato di salute.
A ben guardare nemmeno la lunghezza dei tuoi capelli o delle tue unghie sarà esattamente uguale a quella del giorno prima. Le stesse minime variazioni, in realtà riguardano, ogni singola parte del tuo corpo.
In conclusione “siamo e non siamo” nello stesso fiume anche perché pur rimanendo te stesso, giorno dopo giorno cambi.
Tutto scorre: il fiume immagine di vita
Il fiume, inoltre, è un’immagine che trova molte corrispondenze con la vita. Un fiume infatti nasce dalle viscere della terra, madre di ogni vivente, così come un essere umano è partorito dal ventre di sua madre.
Il flusso d’acqua, partito dalla sorgente, scorre inesorabile verso la foce nel mare.
Il mare, per la sua acqua salata, in molte tradizioni rappresenta la morte. Dove c’è sale infatti non c’è vita.
Ci aiuta in questa lettura lo stesso Eraclito, che in un altro frammento dice: “Il mare è l’acqua più pura e più contaminata: per i pesci è potabile e salutare, mentre per gli uomini non è potabile ed è rovinosa.”
Il mare rappresenta il luogo dove il fiume perde la propria vita individuale. Il mare è una distesa dove l’acqua del fiume si fonde e confonde con una quantità immensa di altra acqua. L’identità del fiume nell’immensità del mare viene ad essere dissolta.
Di fatto questa immagine esprime ciò che attende anche noi una volta che abbiamo lasciato il corpo. La nostra individualità si dissolve e la nostra anima immortale si ricongiunge con il Tutto.
Il nostro corpo, d’altronde, non scompare, ma gli elementi che lo compongono semplicemente si trasformano.
Analogo è il destino dell’acqua del fiume. L’acqua dolce del fiume, di cui l’uomo si può dissetare, si trasforma in acqua salata non “potabile” e perciò “rovinosa”.
Conclusione
Alla luce di quanto abbiamo detto il frammento di Eraclito può essere letto sotto una nuova veste.
Se il fiume è immagine della vita, allora Eraclito ci dice che nella stessa vita siamo e non siamo.
Ciò sta a significare che possiamo scendere più volte nel fluire della vita, ma che questo discendere sarà ogni volta diverso per le esperienze particolari e specifiche che viviamo.
Guardando al fiume come vita, la discesa nel fiume diventa l’incarnazione della nostra anima nelle diverse vite che abbiamo vissuto e che vivremo.
Questo frammento, quindi, si rivela molto in sintonia con gli insegnamenti dell’Akasha che ci guida nel riscoprire il valore delle nostre vite passate e future dandoci la possibilità di portare una guarigione che ha effetti immediati anche sul nostro presente.